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Avvocato Risarcimento Danni Klebsiella Pneumoniae

danni Klebsiella PneumoniaeL’ennesimo caso di malasanità per morte da infezione ospedaliera vede protagonista una sfortunata signora.

Trovandosi sola a casa, durante una delle sue consuete giornate dedicate alle pulizie domestiche, decide di togliere le tende dai supporti per lavarle. Per compiere questa operazione, la signora prende la scala che tiene in casa principalmente per questo tipo di evenienze, vi sale sopra e inizia a smontare i pesanti teli dai bastoni.

Forse, prima di salire non si è assicurata che la scala fosse in perfetto equilibrio, oppure si è sporta troppo per sganciare la tenda senza dover scendere, spostare la scala e risalire.

La signora perde l’equilibrio e cade rovinosamente sul pavimento battendo la faccia e il collo.

Per la nostra signora è stato difficilissimo riuscire a chiamare aiuto e farsi trasportare in ospedale, perché il dolore al collo è insopportabile e le impedisce di compiere qualsiasi movimento.

Intervento Decompressione vertebre cervicali 

Immediatamente i soccorritori sia avvedono che il trauma è importante e la immobilizzano con cautela prima di trasportarla all’Ospedale.

Accolta al Pronto Soccorso, la signora viene informata che sarà necessario operarla per riuscire a decomprimere le vertebre cervicali.

I parenti sono spaventati, non avrebbero mai immaginato che delle pulizie domestiche di routine potessero trasformarsi in un evento così nefasto, ma non possono fare a meno di accettare di buon grado che venga trattata chirurgicamente senza perdere tempo.

L’Ospedale ha una buona prognosi sulla riuscita dell’intervento; i sanitari spiegano che è pur sempre una zona delicatissima del corpo, ma il buono stato di salute generale della signora fa essere tutti ottimisti.

Tuttavia, per alleviare le conseguenze dell’operazione, a qualche giorno di distanza la signora è costretta a tornare sotto i ferri.

I chirurghi infatti, per contenere la pressione cerebrale dovuta al trauma cranico, devono applicarle un dispositivo nel cranio, mediante una procedura chirurgica bilaterale che si chiama derivazione ventricolare esterna.

Trascorrono solo pochi giorni nei quali le condizioni della signora peggiorano vistosamente: scossa da febbre altissima, non riuscirà più a riprendere conoscenza prima di morire.

Morte per infezione dopo intervento chirurgico

I parenti sono scioccati dalla morte della signora. Nessuno aveva prospettato loro che potesse esservi un decorso così infausto e rapido in conseguenza di questo tipo di intervento.

Non riescono a credere che torneranno a casa e troveranno la scala ancora appoggiata al muro e le tende di sbieco ad aspettare che qualcuno le sistemi.

Avanza in loro il ragionevole sospetto che la morte non sia diretta conseguenza dell’intervento, quantomeno non della rischiosità legata alla procedura chirurgica in sé.

Temono che possa esserci un’altra causa, da ravvisare magari in uno di quei temibilissimi batteri che spesso aggrediscono i pazienti debilitati di cui sempre più spesso si sente parlare.

Ne parlano con l’Avvocato di fiducia, specializzato in risarcimento dei danni derivanti dalla malasanità anche per infezioni da Klebsiella Pneumoniae, ovvero da quelle pratiche negligenti che compromettono l’esito di un trattamento ospedaliero.

Avvocato Risarcimento danni Klebsiella Pneumoniae

Attraverso una perizia, l’avvocato individua la causa del decesso nella infezione meningo-encefalica da Klebsiella Pneumoniae, un batterio che si insidia nell’organismo dei pazienti conducendoli alla morte e che vive quasi esclusivamente in ambiente ospedaliero.

Formulata la domanda di risarcimento danni, l’avvocato sostiene con successo che l’ente non ha osservato le comuni regole di diligenza e prudenza necessarie per scongiurare la morte del paziente, cioè non si è adeguata a quei protocolli vigenti per contrastare e prevenire le infezioni in ambiente ospedaliero.

La ASL rigetta ogni addebito

Per quanto la ASL, che si è costituita in giudizio per l’Ospedale, abbia rigettato ogni imputazione, sostenendo che tutti i protocolli erano stati applicati correttamente e che non vi erano state negligenze sotto il profilo della prevenzione, il Giudice ha condannato la ASL al risarcimento dei danni.

Il Tribunale riconosce ottocentomila euro di risarcimento

Con la sentenza il Tribunale ha riconosciuto ai parenti la somma di quasi ottocentomila euro a ristoro della perdita della loro cara.

Impossibile accogliere la tesi che il batterio viva regolarmente negli ambienti ospedalieri e che sia un rischio calcolato quello di contrarre l’infezione: scientificamente è stato provato che la trasmissione avviene solo dove manca una corretta sanificazione ambientale.

Secondo il Tribunale, l’Ospedale non ha provato l’osservanza delle comuni regole di diligenza e prudenza necessarie perché venga rispettato l’impegno contrattuale con il paziente, assoggettato alle norme del Codice Civile come qualsiasi altro contratto di diritto privato.

Con il ricovero, o la visita, l’Ospedale si impegna a fornire al paziente una prestazione che include anche l’obbligo accessorio di protezione, che può adempiere correttamente solo dove dimostri di osservare i protocolli universalmente riconosciuti come efficaci per la prevenzione delle infezioni in ambiente ospedaliero.

Indagine infezioni ospedaliere Klebsiella Pneumoniae

Un fenomeno in costante crescita quello di denunciare gli Ospedali per complicazioni dovute ad infezioni nosocomiali.

Una maggiore presa di coscienza di quelle che sono le regole sanitarie da rispettare o di quelli che sono i diritti del malato, contribuisce ad estendere in tutta Italia il moltiplicarsi di azioni legali volte ad ottenere il risarcimento dei danni.

In passato, la Procura della Repubblica di Roma ha già indagato proprio sulla morte di diversi pazienti per infezione nosocomiale da Klebsiella.