La perdita del proprio figlio durante il parto e la conseguente depressione, in ragione dell’imperizia dello staff medico, deve essere risarcita dalla struttura ospedaliera, al pari della sofferenza provata dagli altri famigliari.
Nel caso di specie, il tribunale ha quantificato i danni subiti in più di 500 mila euro.
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Ci sono malattie che non lasciano segni sul corpo, per le quali non si vedono lividi o ferite, eppure ci sono, ci accompagnano giorno dopo giorno senza darci tregua e a volte non si palesano nemmeno a coloro a cui vogliamo bene, che non si accorgono di quanto sta accadendo e ad un certo punto smettono semplicemente di comprenderci, di capire il nostro comportamento, i nostri pensieri e i nostri atteggiamenti.
La più insidiosa di queste malattie è senza dubbio la depressione.
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L’equipe medica che provvede ad occuparsi del parto di una paziente è obbligata a risarcire il danno quando, per mera imperizia o negligenza, non provveda al necessario costante monitoraggio del feto, non avvedendosi che questo è in sofferenza a causa del soffocamento cagionato dal cordone ombelicale e provochi così nel nascituro una sindrome post asfittica, convulsioni, infezione e ipereccitabilità, con invalidità del 100 %.
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Il parto è una delle situazioni più naturali a cui un medico si trova di fronte; la natura fa il suo corso e tutto avviene secondo specifici meccanismi che il corpo sembra conoscere da sempre, al fine di consentire la nascita di una nuova vita.
Se qualcosa va storto non per cause naturali, contattaci.
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