Tachicardia in Gravidanza e Sofferenza del Feto
Se sei arrivato qui, l'avvertenza è leggere con attenzione, ma senza farsi prendere dall'ansia.
Non sempre dietro ad un problema di salute vi è una responsabilità medica.
Il periodo di gestazione è costituito di varie fasi, ciascuna finalizzata alla formazione e allo sviluppo dell'organismo del bambino; più si avvicina il momento del parto e più saranno i controlli da dover effettuare al fine di monitorare la situazione ed evitare una sofferenza fetale che renderebbe urgente e necessario un intervento.
Tra i sintomi più ricorrenti in una sofferenza del feto vi è certamente la tachicardia fetale durante la gravidanza, ossia un’accelerazione dei battiti cardiaci del nascituro (aritmia).
È possibile avvedersi di tale problema durante diversi esami, tra cui la cardiotocografia: uno dei metodi più utilizzati per verificare lo stato di benessere del feto.
Questa consiste nella registrazione contemporanea dell’attività contrattile uterina e della frequenza cardiaca fetale, che dà luogo ad un doppio tracciato e consente di ottenere informazioni sullo stato di ossigenazione del feto, potendosi così diagnosticare precocemente un’eventuale stato di sofferenza.
Tale tipo di esame può essere eseguito non prima delle 28-30 settimane gestazionali, per cui nel momento in cui il parto si avvicina, e può essere ripetuto più volte laddove il ginecologo lo ritenga necessario; si tratta infatti di un esame poco invasivo sia per la mamma che per il nascituro, tanto che nelle gravidanze oltre il termine viene ripetuto anche tre volte a settimana.
È possibile che il battito cardiaco del feto risulti alterato e non regolare: vi può essere bradicardia, nel caso in cui la frequenza cardiaca sia inferiore ai 100 bpm, ovvero tachicardia, nel caso in cui la frequenza sia invece superiore a 170 bpm.
In entrambi i casi sarà opportuno un monitoraggio costante poiché tali sintomi, se trascurati, potrebbe condurre ad una grave sofferenza, ad una riduzione dell’ossigenazione del feto e al verificarsi di conseguenze irreversibili.
Qualora vi sia stata un omissione in esami e diagnosi puoi rivolgerti ad un Avvocato dello Studio Legale, contattaci.
Aritmia Fetale - Alterazione ossigenazione
Ogniqualvolta si presenti un’aritmia fetale, cioè un’alterazione dei battiti cardiaci del feto, è indispensabile approfondire la situazione, anche mediante altri esami clinici che potrebbero smentire i risultati della cardiotocografia, potendosi spesso verificare dei falsi positivi.
È infatti possibile che le alterazioni cardiache si rivelino non esistenti; ciò tuttavia non significa che possono essere ignorati i risultati del monitoraggio del battito.
Giova ricordare che l’introduzione della cardiotocografia nelle ultime settimane di gestazione ha consentito di ridurre notevolmente la morte fetale durante il travaglio a causa di una sofferenza non previamente diagnosticata, indi per cui si tratta di un’osservazione fondamentale che può salvare la vita al nascituro.
Ma non solo, anche nei casi in cui non sia la vita stessa del bambino a rischio, è comunque imprescindibile conoscere l’eventuale stato di sofferenza del feto, in quanto una cattiva ossigenazione dello stesso potrebbe produrre dei danni cerebrali non più reversibili e costringere il neonato all’invalidità permanente.
Basti pensare a quanto accaduto ad una bambina, la cui vicenda è stata oggetto di processo e di successiva causa in cui l'Avvocato ha ottenuto la condanna al risarcimento della struttura ospedaliera.
I medici in questo caso, sottovalutando la tachicardia che aveva colpito il feto nelle ultime settimane di gravidanza, avevano adottato una condotta puramente attendista che, portando ad una sofferenza fetale, aveva posto in pericolo la vita stessa della nascitura che comunque era risultata invalida alla nascita.
Monitoraggio del battito del feto: errata Diagnosi
Allorchè si presenti un’aritmia fetale questa deve essere costantemente monitorata, sino all’eventuale intervento con parto cesareo. Un comportamento diverso da parte dello staff medico può seriamente porre in pericolo la vita e la salute nel nascituro.
Il primo passo sarà eseguire tutti gli esami necessari a comprendere se realmente vi sia uno stato di sofferenza; successivamente il ginecologo dovrà valutare se non sia il caso di accelerare la nascita del bambino mediante intervento chirurgico.
È evidente che la salvaguardia del suo stato di salute può anche imporre un parto cesareo prematuro, qualora il proseguire della gravidanza possa porre il feto in uno stato di sofferenza ancor più grave e impedirne la corretta ossigenazione.
Invalidità permanente e Risarcimento del Danno
Come spiegare a una mamma che si è recata serenamente in ospedale per il parto dopo una gravidanza vissuta senza alcuna complicazione che il suo bambino resterà invalido per tutta la vita?
Certo è un compito che nessuno vorrebbe, specie se si sa di essere responsabili per quanto accaduto, di aver provocato con la propria condotta un danno che inciderà per sempre su molte vite, poiché non soltanto si è compromessa la serenità di una persona che avrebbe potuto nascere e vivere sana, ma si è inciso in maniera irreversibile anche sulla vita dei famigliari, che vedranno sconvolta lo loro quotidianità da quel momento caratterizzata dal doversi prendere cura di chi non potrà mai farlo da solo.
Si pensi ai genitori molto impegnati, abituati a lavorare molto per poter far fronte a tutte le esigenze economiche che di volta in volta si presentano.
Ebbene, tutto ciò cambierà per sempre.
Non solo nei primi anni di vita del proprio bambino, come del resto avviene sempre, ma per tutto il corso della sua vita, anche quando i genitori invecchieranno e forse non saranno più fisicamente in grado di badare alla propria sfortunata creatura.
Ma si pensi anche al caso in cui fosse già presente un altro figlio.
Questo bambino suo malgrado dovrà rinunciare alla piena attenzione da parte del papà e della mamma perché questi saranno indaffarati con il fratellino che non può fare ciò che lui è invece in grado di fare.
Dovrà crescere un po’ più in fretta, imparare ad essere un po’ più indipendente sin da subito e capire che i suoi genitori gli vogliono comunque bene anche se a volte sono presi da altro e non possono essere poi così attenti a ciò che succede nella sua vita, a come sono andati i compiti, al brevetto di nuoto o alla recita scolastica.
Anzi, non appena sarà un più grande dovrà dare una mano a occuparsi del fratellino più piccolo.
L’equilibrio del nucleo famigliare non può che venire spezzato.
Così come anche le difficoltà economiche si moltiplicheranno. Uno dei genitori dovrà smettere di lavorare, o comunque dovrà essere investito del denaro per l’assistenza; ci saranno i soldi necessari per le medicine e per tutto ciò di cui in futuro il proprio bambino avrà bisogno.
Tutto cambia, ma sarà comunque possibile vivere in un clima di amore, e in caso di negligenza diagnostica o medica è possibile ottenere un cospicuo risarcimento del danno.
Quando insorge la sofferenza fetale
Le aritmie fetali possono insorgere per cause materne o per cause direttamente riconducibili allo stato del feto.
Nell’ipotesi di tachicardia, questa può essere provocata da problemi di salute della mamma, quali febbre, ipotiroidismo, assunzione di farmaci simpaticomimetici o parasimpaticomimetici, nonché da fenotiazine; ma anche da cause fetali, riassumibili in prematurità, ipossia, anemia, insufficienza cardiaca o amnionite.
La tachicardia è pertanto il sintomo di qualcosa che non va nello sviluppo fetale o nel corpo della madre.
Anche la brachicardia, ossia il rallentamento del battito cardiaco fetale, rintraccia le proprie cause in una precedente condizione materna o in problemi del feto.
Questa si presenta in caso di blocco di conduzione atrio ventricolare fetale, in caso di cardiopatie congenite fetali, di lupus, di ipossia fetale; ma anche nel caso in cui vi sia una compressione del cordone ombelicale o un suo prolasso, in caso di ipoglicemia materna ovvero nell’ipotesi in cui siano stati somministrati anestetici locali.
Anemia e ipertensione
In generale la sofferenza fetale può essere causata non soltanto dalle ipotesi sopra descritte, delle quali l’alterazione cardiaca rappresenta un sintomo, ma può anche derivare da cause differenti, che comunque mettono in pericolo la salute del bambino.
Si pensi alle malattie di cui la madre può soffrire durante la gravidanza, come l’anemia, l’ipertensione o la bassa pressione sanguigna, che possono incidere sulla corretta ossigenazione del feto.
Questo inoltre può essere messo in pericolo dal distacco prematuro della placenta, o da eventuali disfunzioni di quest’ultima, potendo contrarre infezioni e rischiando eventuali malformazioni.
Tutto ciò, unitamente alle cause che possono essere alla base delle aritmie, può condurre a dei problemi durante l’ultima fase della gravidanza e può rendere necessario un parto cesareo d’urgenza al fine di salvare la vita del bambino o comunque di salvaguardarne lo stato di salute.
Malasanità nella gestione della gravidanza
Quando si verifica un caso di responsabilità medica nell'assistenza sanitaria delle ultime fasi della gravidanza (che si tramuta purtroppo in danni irreversibili del neonato), è possibile ottenere il ristoro di tale danno, con l'aiuto di un Avvocato preparato.
Si ha infatti la possibilità di richiedere il risarcimento di tutti i danni patiti, sia in proprio che nella qualità di esercenti la responsabilità genitoriale nei confronti del proprio figlio minore.
Va ricordato che i medici e la struttura sanitaria presso cui operano rispondono, benchè a diverso titolo, per responsabilità contrattuale, per cui i danneggiati dovranno agire entro il termine di prescrizione del diritto di dieci anni dal verificarsi dell’evento lesivo, o dal successivo momento di scoperta della reale entità del nocumento sofferto.
I medici saranno chiamati a rispondere per colpa professionale e per non aver agito con la diligenza richiesta al professionista dagli articoli 1176 secondo comma e 2236 c.c., mentre l’ospedale risponderà per inadempimento contrattuale ex art. 1218 c.c., nonché per i danni cagionati dai terzi ausiliari della cui opera si avvale ex art. 1228 c.c.
È a tali soggetti che spetterà di aver compiutamente adempiuto le rispettive obbligazioni, spettando al paziente il solo onere di provare la fonte negoziale del diritto e i danni subìti.
Ovviamente il danno non patrimoniale, ricomprendente il danno biologico, esistenziale e morale, andrà quantificato dal giudice in via equitativa, mentre viceversa il danno patrimoniale corrisponderà alla misura esatta delle spese sostenute, di cui dovrà emergere prova documentale, e al lucro cessante, ossia alla misura del mancato guadagno.
Molto probabilmente nel corso del procedimento vi sarà necessità di una consulenza tecnica da parte di uno specialista o medico legale incaricato dal proprio Avvocato, cioè una consulenza tecnica che gli darà la possibilità di comprendere quale sia il nesso eziologico tra la condotta medica e i danni riportati.