Complicazioni durante il Parto

Il parto è una delle situazioni più naturali a cui un medico si trova di fronte; la natura fa il suo corso e tutto avviene secondo specifici meccanismi che il corpo sembra conoscere da sempre, al fine di consentire la nascita di una nuova vita.

Se qualcosa va storto non per cause naturali, contattaci.

Tuttavia non sempre le operazioni filano per il verso giusto; possono verificarsi delle complicazioni che rendono impraticabile il parto naturale e costringono i medici ad intervenire con metodologie alternativa, così da non mettere a rischio la vita della madre e quella del bambino.

Una di tali metodologie alternative è rappresentata dal parto con ventosa, utilizzata ogniqualvolta le contrazioni non siano sufficientemente forti da consentire al bambino di uscire naturalmente. Si tratta di una manovra molto praticata in passato, che oggi però molti ospedali hanno deciso di sostituire con il parto cesareo, con lo scopo di evitare di esporre il nascituro ai rischi che il parto con ventosa comporta.

Essa consiste nell’applicazione di una ventosa sulla testa del bambino, la quale crea immediatamente un effetto “sottovuoto”; la ventosa è collegata ad una pompa aspirante elettrica, o può esserlo anche ad una piccola pompa portatile, che crea l’aspirazione mantenendo la coppa saldamente aderente alla testa del bambino. La madre, a cui dovrà essere praticata un’anestesia locale in caso di assenza dell’epidurale, dovrà spingere mentre il medico delicatamente cercherà di estrarre il nascituro dal canale del parto.

Generalmente si ricorre al parto con ventosa quando le contrazioni dell’utero non sono sufficientemente forti da far uscire il neonato, quando la madre non è più in grado di spingere correttamente, quando il bambino si incastra nel canale del parto con particolare difficoltà di uscita di testa e spalle e, infine, quando vi è una sofferenza fetale palesata dal rallentamento del battito cardiaco del nascituro.

Tempi del Parto

Come in ogni situazione clinica d’emergenza, il tempismo rappresenta l’elemento fondamentale che permette la corretta riuscita della manovra che si sta eseguendo, e in generale dell’intervento medico.

Il parto con ventosa non fa eccezione, specie se la causa che ha originato la scelta di praticarlo è stata quella di una sofferenza fetale con battito cardiaco rallentato; in questi casi un solo attimo di ritardo può fare la differenza.

Ne è un esempio una coppia di Roma, che ha citato in giudizio i medici e la struttura del Fatebenefratelli per aver provocato l’invalidità al 100% della propria bambina, a causa della sindrome asfittica provocata dal cordone ombelicale intorno al collo e dal non tempestivo intervento di estrazione (Trib. ord. Di Roma, sez. XIII civile, sentenza 07/01/2015, R.G. 56975/2008).

Ma le possibili complicanze non si limitano ai danni cagionati da un ritardato intervento, ma possono derivare anche da un errore nel praticare l’estrazione o nel posizionamento della ventosa, oppure alle diagnosi in sede di monitoraggio del battito. Per la madre è possibile riportare lesioni della mucosa vaginale quando il tessuto resta incastrato tra la coppetta e la presentazione, o anche lesioni cervicali, in caso di posizionamento della ventosa prima della dilatazione cervicale completa; tale lesioni più rare riportabili vi sono anche il distacco anulare del collo dell’utero o la fistola vescico-vaginale o vescico-uterina.

Anche per il neonato vi sono dei rischi corsi: può verificarsi una lesione dello scalpo fetale, che può andare da una semplice bozza siero sanguinea sino ad un ematoma sottocutaneo diffuso del cuoio capelluto. Nei casi più gravi addirittura si può avere una frattura del cranio o la contrazione dell’ittero.

Peso fetale inferiore ai 4 kg

Va anzitutto detto che il parto con ventosa, per essere correttamente praticato, deve essere eseguito in sala operatoria, così da poter ricorrere immediatamente al taglio cesareo in caso di complicazioni, alla presenza di un anestesista e di un pediatra.

La condizione ideale per tale metodo è rappresentata da un peso fetale inferiore ai 4 kg.

Come detto le nuove ventose in lattice, che hanno sostituito la vecchia plastica, riducono al minimo i rischi connessi al parto con ventosa, senza però dimenticare che vi è una tempistica e una tecnica per far aderire correttamente la coppetta alla testa da rispettare, al fine di consentire un parto sereno per la mamma e per il bebè.

Danni al neonato

Le complicazioni del parto non possono che investire i sentimenti e l’intero corso della vita dei neogenitori, specie quando la gravidanza si è svolta correttamente eventuali danni riportati dal neonato nel corso del parto rappresentano un vero e proprio shock.

Può accadere che tali danni siano di lieve entità e possano essere risolti direttamente nel corso dei primi giorni o mesi di vita, ma può anche accadere che nell’attimo in cui si vede per la prima volta la luce si subiscano lesioni che non potranno più essere eliminate.

Da un solo istante dipende il resto di una vita. Anzi, di più vite, essendo i genitori, ma anche gli altri famigliari, ampiamente coinvolti.

Si pensi al richiamato caso medico della bambina rimasta invalida al 100% per un non tempestivo intervento nell’estrazione; non solo non potrà mai confrontarsi alla pari con bambini e poi con adulti della stessa età, ma dovrà essere costantemente assistita dai genitori per tutto il resto della vita.

Pur non volendo essere venali, non può non farsi riferimento a una serie di conseguenze pratiche che ciò comporta, oltre al dolore e alla sofferenza emotiva: occorreranno spese maggiori per i medicinali, per gli strumenti necessari a fornire tutti i confort, per quanto possibile, a chi non può provvedere a se stesso autonomamente.

I genitori dovranno rivedere le proprie abitudini di vita, in quanto se entrambi lavoravano, magari stando fuori casa per molte ore al giorno, non potranno proseguire con l’attività lavorativa, vista la necessità costante di accudire qualcun altro. Eppure non lavorando si creeranno difficoltà economiche, in ragione della riduzione delle entrate e dell’aumento delle spese, non potendosi di certo considerare sufficiente l’importo che lo Stato fornisce a titolo assistenziale.

La quotidianità cambierà irreversibilmente e a ciò si aggiungerà la preoccupazione dei genitori per il futuro del proprio foglio. Cosa ne sarà di lui quando la mamma e il papà saranno troppo anziani per provvedervi, o nel caso in cui venissero a mancare?

Queste sono le domande, anzi le angosce di un genitore che, nel momento in cui il proprio figlio viene al mondo, resta segnato per la vita.

Parto con Ventosa

Non esistono statistiche dei parti eseguiti in Italia con ventosa; questo perché si tratta di una tecnica difficile da monitorare in quanto interviene in un momento di emergenza.

Come detto, vi si ricorre allorchè, per motivazioni diverse, le contrazioni o le spinte non sono sufficienti a far nascere il bambino.

Certamente, la più comune delle complicazioni del parto è rappresentata dal cordone ombelicale stretto intorno al collo del bimbo; avviene in almeno un terzo dei parti, anche se non in tutti questi casi il cordone costituisce un concreto pericolo.

È possibile che un cordone troppo lungo intorno al corpo del bambino impedisca la corretta fuoriuscita dello stesso, ma difficilmente è causa di complicanze ulteriori e più gravi. Come avviene invece nel caso de parto indotto: molto più pericolosa è l’ossitocina sintetica, la quale, unitamente all’epidurale, può causare una compressione sangue e ossigeno e provocare una sofferenza fetale.

Forcipe

Quando si parla di estrazione del feto con l’ausilio di strumentazione medica, oltre alla ventosa deve essere citato il forcipe; esso è costituito da due branche simili a cucchiai, che all’estremità presentano una concavità, ciascuna a contrasto con l’altra sarà posizionata su un lato della testa del bimbo.

La tecnica è simile in tutto e per tutto all’estrazione con ventosa, poiché anche il forcipe avrà lo scopo di permettere il camminamento mediante trazione nel canale del parto fino alla completa fuoriuscita.

Le conseguenze e i rischi a cui il nascituro è esposto sono gli stessi dell’estrazione con ventosa: anche in questo caso una pressione prolungata o un mal posizionamento del forcipe potranno causare delle emorragie celebrali e lesioni craniche, sino alla frattura. 

Risarcimento errore Medico Parto

Qualora, malauguratamente accadessero nel corso del parto delle complicazioni idonee a cagionare danni, anche permanenti, sarà possibile farsi assistere da un Avvocato competente in Malasanità e responsabilità medica da parto per incardinare un procedimento civile al fine ottenere il giusto risarcimento.

È evidente che, affinchè nasca un diritto risarcitorio, occorre rintracciare delle responsabilità, non essendo sufficiente il mero verificarsi di complicazioni possibili e connesse al parto delle quali il paziente era stato messo a conoscenza e che non possono essere evitate o prevedute dallo staff medico presente.

Solo qualora, a causa di un errore del personale sanitario o parasanitario, ovvero a causa dell’insufficienza della strumentazione occorrente, il bambino o la mamma, oppure entrambi, riportino delle lesioni, si potrà chiedere quanto dovuto.

Nell’atto che instituisce il procedimento il danneggiato dovrà indicare tutte le circostanze che hanno condotto al danno, dando prova del rapporto negoziale con la struttura e dell’inadempimento del medico nell’esercizio della sua obbligazione professionale.

Saranno chiamati al risarcimento il medico, in virtù degli articoli 1176 secondo comma e 2236 c.c., che impongono una corretta diligenza nell’esecuzione dell’opera professionale e prevedono una responsabilità in caso di colpa grave e dolo, nonché la struttura sanitaria, la quale risponderà sempre in virtù di una responsabilità contrattuale ex artt. 1218 e 1228 c.c., conseguentemente al contratto atipico di spedalità concluso con il paziente e per i danni cagionati dagli ausiliari della cui opera si avvale.

Generalmente sia le strutture sanitarie che i medici sono dotati di assicurazione, che sarà chiamata in causa da questi alla prima udienza di comparizione, previa autorizzazione del giudice, per mallevare i convenuti principali in caso di condanna al risarcimento.

Per la quantificazione del nocumento occorrerà tener conto sia dei danni non patrimoniali, determinati dal giudice secondo equità (per ciò che concerne il danno biologico, ossia il danno alla salute, ci si avvale di tabelle predisposte dai tribunali, tra cui le più applicate sono certamente quelle di Milano), nonché i danni patrimoniali, che invece dovranno essere provati documentalmente dall’attore, trattandosi di spese sostenute e di guadagni futuri che non potranno avvenire.